Simone Trotta, Autore presso Simone Trotta Art

Plein air: una cosa meravigliosa, ma ci vuole un fisico bestiale
Vi sarà sicuramente capitato di vedere qualche post su Instagram in cui è immortalato un bel cavalletto di acero chiaro in mezzo ad un prato di margherite sapientemente falciato, con sopra una graziosa tela pittata di mille colori e in un angolo, adagiata distrattamente per terra, una tavolozza con i pigmenti elegantemente disposti in uno squisito ordine cromatico. Sì, vi sarà sicuramente capitato. Ecco, dietro a quell’immagine, in un punto che voi non potete vedere, c’è sempre, e dico sempre, un essere umano sfinito, accaldato, pieno di ponfi da punture di zanzara e che non vede l’ora di tornare per casa per buttare il cavalletto, tela e tavolozza dentro un biotrituratore.

Plein Air: come difendersi dal proprio cavalletto. 7 pratici consigli.
“Perché dovrei difendermi dal mio cavalletto?” Se pronunci queste parole dopo aver letto il titolo vuol dire che non hai mai dipinto An Plein Air. Se invece ti sei portato inconsciamente la mano su quella cicatrice alla tempia allora sai di cosa io stia parlando.

Workshop Finale
Qualcuno leggendo il titolo potrebbe aver pensato ad un epilogo, invece no. Al contrario è la storia di come tutto ebbe inizio. Il titolo in effetti è fraintendibile, volutamente direi. Il classico clickbait, lo ammetto.
Finale, in Liguria. Una cittadina che in estate è densamente popolata come Shanghai all’ora di punta ma che in altre stagioni si svuota diventando pressoché deserta. Finale, dove i parcheggi per le macchine sono più rari delle buone azioni. Finale, l’inizio.
Ciao mondo!
No, non mi sono dimenticato di togliere l’articolo segnaposto che i nerd ben conoscono, l’ho volutamente lasciato per dargli la giusta visibilità che gli è sempre stata negata.
Mi piace scrivere, il che non vuol dire che sappia farlo, ma il non saper fare una cosa non dovrebbe mai essere un freno al provarci comunque.
E io ci provo.
